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“Gli anni più importanti della mia vita furono quelli in cui inseguivo le mie immagini interiori. A essi va fatto risalire tutto il resto. Tutto cominciò allora, e poco hanno aggiunto i dettagli posteriori. La mia vita intera è consistita nell’elaborazione di quanto era scaturito dall’inconscio, sommergendomi come una corrente enigmatica e minacciando di travolgermi. Una sola esistenza non sarebbe bastata per dare forma a quella materia prima. Tutta la mia opera successiva non è stata altro che classificazione estrinseca, formulazione scientifica e integrazione nella vita. Ma l’inizio numinoso che conteneva ogni altra cosa si diede allora.” Jung, Il Libro Rosso

Usare la tecnica di Jung significa visualizzare un percorso guidato attraverso l’immaginazione.

I passaggi sono semplici e sono gli stessi usati da millenni a partire dagli Egizi fino ad arrivare a diversi personaggi famosi della storia.
In primis porto l’esempio di Carl Gustav Jung per meglio spiegare come lui abbia lavorato con questa tecnica.

“L’immaginazione attiva è un metodo della psicologia analitica fondata dallo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, il cui metodo è quello di dare forma tangibile alle immagini dell’inconscio ed espanderle anche alla coscienza.
Consiste nel focalizzare l’attenzione sulle emozioni, e più in generale, sui fantasmi (…) inconsci portati alla coscienza, e lasciarli sviluppare liberamente, senza che la coscienza le influenzi, ma interagendo con questi, dando vita ad immagini spontanee”. Wikipedia.

Da un altro articolo si legge:
“Sempre Jung sostiene che l’immaginazione attiva sia una pratica individuale e solitaria, in cui non è prevista la presenza dell’analista che costituisce una sorta di intromissione. Dato che l’obiettivo è quello di arrivare a costruire e recuperare dei simboli che abbiano un preciso significato per l’individuo”.

In altri articoli si parla addirittura delle sue allieve che hanno continuato ad usare la tecnica e ad insegnarla:

“Dopo di lui anche le sue allieve più famose hanno delineato il processo dell’immaginazione attiva. Secondo Marie-Louise von Franz, allieva storica di Jung, il lavoro dev’essere suddiviso in 4 fasi:

  1. il primo passo è svuotare la mente, sgombrare i processi coscienti e consapevoli che fanno capo all’Io, questo perché “La coscienza interviene continuamente ad aiutare, correggere e negare, e in ogni caso non è capace di lasciare che il processo psichico si svolga indisturbato” (Jung);
  2. dall’inconscio le immagini cominciano ad arrivare e se non ci sono blocchi, si fissa l’attenzione su questa fantasia che spesso è emotivamente connotata. Il compito non è subire passivamente, ma osservare con curiosità e voglia di scoprire per evitare di restare imprigionati nelle dinamiche dell’inconscio;
  3. l’osservazione si concentra su come le immagini si modificano nel tempo, prendendo nota con cura in modo tale che le sfumature non vengano perse. Le modalità di raccolta delle informazioni sono diverse: pittura, scultura, musica, danza, scrittura, ecc. senza però trascendere nella creazione di “un’opera d’arte”;
  4. il processo raggiunge la sua maturazione quando l’immagine o il materiale inconscio attiva nel soggetto la spinta di porsi il problema di prendere posizione nei suoi confronti. Questo è il momento in cui il soggetto abbandona definitivamente un ruolo passivo per far fronte alle proprie fantasie”.

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