• Chi siamo?
  • Di quale essenza siamo composti?

La Kabbalah risponde a queste domande con una sola parola:

DESIDERIO!

Siamo desideri ambulanti e sono proprio i nostri desideri individuali che ci identificano. Ognuno di noi desidera qualcosa, sempre, anche inconsapevolmente e il desiderio si manifesta attraverso tre livelli:
il livello di consapevolezza animale, in cui si appagano le esigenze primarie;
il livello in cui si appagano le esigenze non primarie come l’onore, il controllo sugl’altri, il prestigio…;
il livello dei desideri volti alla sfera razionale, che mirano alla massima gratificazione di un desiderio intellettuale che riguarda la saggezza, la sapienza e così via.

Questi desideri, in proporzioni diverse, si trovano mescolati dentro ognuno di noi.

Cos’è che il nostro cuore desidera sempre così ardentemente?
Si potrebbe dire che l’obiettivo principale sia desiderare la felicità, una felicità prolungata, ininterrotta, naturalmente con significati diversi per ognuno di noi.

Nella Kabbalah queste diverse forme di appagamento si chiamano:

LUCE!

La Luce di cui parla la Kabbalah è una luce diversa da quella riflessa dal sole, composta da sette colori, è la Luce che racchiude infinità di colori e sfumature.

La luce si può vedere in infinite forme di appagamento che vanno dalla felicità per aver comprato quel paio di scarpe che tanto abbiamo desiderato, al potere della guarigione, alle gioie di una passione.

Nella Kabbalah la Luce di cui si parla è intesa come Felicità senza fine; il costante appagamento è definito Luce.

Quando si esaurisce la felicità che dà il desiderio si esaurisce la luce che lo permea. La paura che in futuro finisca la felicità porta ad esaurire ancora prima la serenità e il benessere.
L’esaurimento della luce può avvenire a causa di:

  • la preoccupazione del domani;
  • i dubbi;
  • l’incertezza.

La Luce di cui si parla qui, invece, viene intesa anche come la SICUREZZA e la tranquillità mentale di sapere che la FELICITA’ CI SARA’ ANCHE DOMANI perchè non esistono la paura o l’insicurezza del domani.

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